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Il tuo delfino di peluche? Potrebbe essere un malcapitato marinaio tirreno

09 maggio 2023
Tra le pieghe della toga
4 min read

Il mare. Una distesa d’acqua senza fine, gentile e terribile al tempo stesso, fonte di gioia e dolore, patria di mostri e di dei, teatro di miti e leggende.

Come un pennello su una tela bianca, la schiuma delle sue onde delinea i tratti di una narrativa lunga millenni che ancora oggi affascina con le sue trame ricche di luci e ombre. Vi siete mai chiesti quale sia il seme da cui hanno avuto origine?

STORIE DI DEI E DI UOMINI

Meschini, collerici, passionali, vendicativi, le divinità del Pantheon greco sono l’incarnazione dei vizi e, talvolta, delle virtù umane. Al centro di questa folla immortale si collocano gli Olimpi, governatori della vita e della morte dei mortali.

Conosciuti anche come Dodekatheon, tra questi i più potenti erano i cronidi, (Zeus, Poseidone, Era, Demetra, Estia), seguiti dagli dei di cosiddetta seconda generazione, tra cui il protagonista del nostro racconto: Dioniso.

Unico tra le divinità ad avere origine semidivina (è figlio del Padre degli Dei, Zeus, e della mortale Semele) Dioniso è il più giovane degli dèi, amato e odiato in egual misura dagli antichi.

Dal volto di fanciullo, con una chioma di capelli neri e una cappa purpurea sulle spalle, il giovane dio era legato all’ambito dell’estasi, dell’ubriachezza, della libertà e della rinascita. Patrono del vino, del teatro e dei banchetti, pare che il suo culto fosse in un primo momento riservato ad una cerchia ristretta per il suo taglio popolare (potevano partecipare ai misteri anche donne e schiavi) e detestato da molti per gli aspetti orgiastici e di follia collettiva cui sembrano soccombere i fedeli durante i misteri.

LA DOLCEZZA DELLA FOLLIA

Oltre al vino, l’altro grande attributo di Dioniso è la pazzia, di cui lui stesso fu vittima quando Era, per vendicarsi del tradimento di Zeus, lo condannò a vagare il mondo in preda alla disperazione e con la mente annebbiata.

Questo peregrinare lo portò in numerose terre straniere, dove sparse il suo culto conquistando così l’immortalità e assurgendo all’Olimpo. Ed è qui, all’inizio del suo viaggio di ritorno in Grecia, che parte il nostro racconto.

Arrivato sulle isole dell’Egeo dalla Beozia, il dio decise di pagare la traversata ad una nave diretta a Nasso. Messo piede sulla barca, la sua bellezza, la ricchezza delle sue vesti e il volto innocente condussero i pirati tirreni a capo della spedizione a catturarlo con l’obiettivo di chiedere un riscatto.

Dioniso scelse di rivalersi su quegli incauti facendo germogliare nelle loro menti il seme della follia, destinando i malcapitati ad un destino peggiore della morte.

VENDETTA DIVINA

Vino iniziò a scorrere a fiumi sul ponte della nave, colorando di rosso le assi di legno. Grappoli d’uva apparvero come per incanto su vele e funi e l’albero maestro fu soffocato da una vite immensa, che con i suoi tralci lo avviluppò del tutto, spezzandolo.

Atterrita, l’intera ciurma tentò di scappare gettandosi in mare, ma invano. I loro corpi iniziarono a contorcersi, i volti ad allungarsi, la pelle a diventare grigia e lucente.

Quelli che toccarono la superficie marina non erano più uomini, ma delfini, le cui menti tuttavia rimasero quelle di esseri senzienti, per mantenere vivo dentro di loro il ricordo dell’empietà commessa, senza poter trovare pace. Si salvò solo il timoniere, l’unico a comprendere la natura divina del giovane passeggero e a cercare di convincere i compagni ad abbandonare i loro intenti.

Dispensato dal ricevere la loro stessa sorte, divenne sacerdote del culto di Dioniso, mentre gli altri, ormai congelati nella loro nuova forma, decisero di ripagare il crimine commesso dedicando la vita a salvare naufragi e navigatori in pericolo.

La causa del loro male fu il disprezzo dimostrato nei confronti della legge divina. Nell’antichità infatti una delle più gravi azioni che un mortale poteva commettere era quella che lo portava ad agire con hybris, tracotanza, nei confronti degli dei. Un vero e proprio crimine di lesa maestà, dall’esito sempre negativo per il perpetrante.

Le divinità erano famose infatti per i loro atti ed azioni vendicative. Non dovrebbe quindi stupire se la risposta all'arroganza umana era la nemesis divina, la vendetta degli dei, che come abbiamo appena visto poteva assumere le forme più disparate.

METAMORFOSI

Di tragedie e atti al limite della manía di cui Dioniso è protagonista il mito è pieno. E fu su questi racconti che si consolidò una delle attività socio-culturali più longeve della storia: il teatro.

Le passioni, le fantasie e le trasformazioni di cui erano intrisi i culti e misteri di Dioniso, resero il dio il perfetto candidato ad essere patrono di questo aspetto fondamentale nella vita degli antichi e dai ditirambi, particolari composizioni corali a lui dedicate, dove si coniugano poesia, lirica e danza, ebbe origine la tragedia.

Eppure, nonostante sia nato in suo nome, le rappresentazioni che vedono Dioniso protagonista non sono molte, anzi, vi è traccia in tutta la produzione drammaturgica antica di una sola opera incentrata sul dio: le Baccanti di Euripide. Rappresentato come divinità violenta e pericolosa, propensa agli atti più crudeli, il Dioniso protagonista della tragedia è l’archetipo della divinità vendicativa, monito per i mortali a non mettersi mai contro il divino, pena la morte.

Un atteggiamento molto simile a quello da lui tenuto nei confronti degli uomini che per primi tentarono di soggiogarlo, finendo col diventare vittime del lato più spietato di una divinità erroneamente considerata tra le più benevole, per via della sua capacità di alleviare le sofferenze grazie al vino e piaceri fisici.


Tra gli animali sacri più importanti del pantheon greco, quella del delfino è un’immagine che non è stata solo fonte di ispirazione per film o giocattoli come quelli da cui questo articolo prende spunto per il suo titolo, ma anzi nasconde le storie e i miti più intricati, spesso legati a divinità viziose disposte a tutto pur di affermare il loro status, spunto per le narrazioni più eterogenee.

Sciocchi mortali, voi che tentaste l’empio atto nei confronti di Acratofaro, mai più godrete del dolce succo dei frutti a lui sacri, ma costretti a vagare in forma ferina per l’eternità, così espierete il vostro peccato.

Il dizionario del museo

Dizioseo

  • Pantheon

    Dal greco παν, pan, "tutti" e θεων, theon, "dèi", indica sia un edificio di culto sia l'insieme degli dèi di una specifica religione politeista.

  • Olimpi

    Nome con cui erano designati i 12 dei più importanti della mitologia greca. Prendono il nome dalla loro sede ancestrale, il Monte Olimpo.

  • Dodekatheon

    Altro nome dato agli Olimpi, è tradotto come «dodici dèi». Deriva dal greco antico δώδεκα, dṑdeka, «dodici» e θεῶν, theṑn, «dèi».

  • Cronide

    Attributo con il quale erano indicati gli dei figli del Titano Crono. La parola è un patronimico, ovvero un nome/cognome composto aggiungendo al nome del padre il suffisso -de. In questo caso la traduzione è «il figlio di Crono».

  • Misteri

    I misteri sono caratteristici dei culti di carattere esoterico e consistono in riti riservati a gruppi ristretti di persone, gli adepti. Sono costituiti da un'insieme di credenze, pratiche religiose e precetti sulla vera natura del culto di una divinità.

  • Assurgere

    Usato principalmente in senso figurato, innalzarsi, elevarsi.

  • Tirreni

    Termine con cui i letterati dell'antica Grecia indicavano sia popoli non greci sia pirati barbari.

  • Hybris

    L'orgogliosa tracotanza che porta l'uomo a tentare di prevaricare l'ordine costituito, umano o divino. Ne consegue una punizione divina, attuata direttamente dagli dei o attraverso le istituzioni terrene.

  • Manía

    Dal greco μανία [manía], «follia», «invasamento».

  • Acratoforo

    «che reca vino puro», uno degli appellativi di Dioniso.

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